Come rendere la tua azienda più attrattiva con l’Employer Branding

Come rendere la tua azienda più attrattiva con l’Employer Branding

Con Employer Branding si intendono tutte quelle strategie e tattiche che un’azienda, piccola, media o grande che sia, mette in atto per rendersi più attrattiva nei confronti dei candidati, attivi ma anche passivi.

Ecco perché di solito questo concetto, divenuto così di moda nell’ultimo periodo, viene associato alle Risorse Umane e alle strategie di Talent Acquisition e Retention. L’impresa, dunque, punta sulla sua capacità – e, se non ce l’ha, mira a costruirla – di diventare un vero e proprio brand ed essere identificata come un posto dove tutti o quasi vorrebbero lavorare.
Dice infatti Richard Branson, fondatore della Virgin conosciuta anche per tutta una serie di azioni, come ferie illimitate o congedo di paternità annuale, per venire incontro ai lavoratori:

“Non vengono prima i clienti. Sono i dipendenti che vengono prima. Se ti prendi cura dei dipendenti, loro si prenderanno cura dei clienti”.

Vediamo meglio di capire cos’è l’Employer Branding, partendo dalla definizione e dal significato per proseguire con gli attori che lo rendono possibile, chi sono i destinari, quali strategie mettere in campo e alcuni esempi di chi l’ha fatto.

Cos’è l’Employer Branding: significato, definizione e tanto altro

employer branding

Se curi così tanto la tua presenza digitale e offline in modo da far capire cosa voglia dire lavorare per te, quali sono i valori in cui credi, quali benefit offri ai dipendenti, quanta attenzione presti al loro benessere con iniziative varie e – perché no – delineando come si svolge il percorso di carriera, tutto ciò ti rende non solo più attrattivo, ma ti fa emergere rispetto alla concorrenza

L’Employer Branding è tutto questo, ma è anche molto altro. Pensare che sia una “disciplina” che afferisce solamente al mondo HR, però, è riduttivo. In effetti, è una vera e propria attività di marketing e, ormai lo sappiamo, è evidente come quest’ultima funzione e quella delle risorse umane siano sempre più connesse, tant’è che spesso si parla anche di recruiting marketing

Lavorare quindi sul grado di attrattività di un’azienda per far emergere caratteristiche tali che portino i candidati migliori a sceglierla, vuol dire comunque concorrere a migliorare tutto il brand.

Ecco perché quando si parla di Employer Branding questo non è lontano dalle attività di social media marketing o content marketing, ma rientra a pieno titolo in tutto quello che un’azienda può fare per attrarre persone verso di sé, siano esse possibili clienti che candidati. 

L’importanza della reputazione aziendale per l’Employer Branding

Senza dimenticare poi un altro aspetto: se parliamo di capacità di un brand di saper catalizzare i candidati migliori, pensiamo sempre a cosa l’azienda può fare, ma c’è da considerare anche tutto quello che l’azienda non fa. Diventa, dunque, importante, fare una distinzione tra la costruzione del brand come datore di lavoro intenzionale e quella non intenzionale.

Mentre, infatti, come azienda puoi mettere in campo diverse strategie per promuoverti, la tua reputazione può essere influenzata da cose che non si riesce a controllare.

Per fare un esempio: quando non si cura l’attività di recruiting con il dare dei feedback ai candidati dopo il colloquio, questo può essere un boomerang. Mentre si dice che in azienda si lavora benissimo e si mostra su LinkedIn, per esempio, l’ultimo evento organizzato per i dipendenti, dall’altro lato ci può essere chi, non avendo ricevuto risposta nonostante un “Le faremo sapere”, sta lasciando una recensione negativa su Glassdoor o Trustpilot. O ancora: può scrivere un post su Facebook, LinkedIn, un tweet senza taggare l’azienda.

Ecco perché in ottica Employer Branding un software ATS come Inrecruiting può aiutare molto: si evita di perdersi questo aspetto importante della relazione con il candidato, gestendo al meglio il database e preimpostando una risposta automatica che, comunque, dà un riscontro al candidato. 

Di contro, c’è da dire che tra le azioni che non si possono controllare ce ne sono anche di positive. Come per esempio quando un dipendente, contento di lavorare nella propria azienda, condivide tale esperienza con amici e familiari, lo dice sui social e, se c’è una posizione vacante, può proporre a una persona di cui si fida di candidarsi, parlando bene dell’impresa. 

Chi è responsabile dell’Employer Branding?

employer branding attori

Di primo acchito a questa domanda si risponderebbe: le Risorse Umane. E questo è vero sì, ma solo in parte. O meglio: se ci riferiamo alle cosiddette attività “ufficiali”, chi meglio dell’HR?

A questa divisione spetta il compito di occuparsi delle persone da quando cominciano a “innamorarsi” di un’azienda e fare in modo che questo accada, fino a che inizia a tutti gli effetti la relazione. Ma visto che nell’attrattività entrano in gioco diversi fattori, all’Employer Branding concorrono sicuramente altre figure come per esempio:

  • il CEO, i founder, i dirigenti e i manager di alto grado
  • i vari responsabili di team
  • il team marketing 
  • i dipendenti stessi

Figure come i CEO, i founder ecc.. sono fondamentali perché di spicco, delineano la visione strategica dell’azienda e i valori su cui si fonda. Ecco perché sempre più CEO, founder, sono presenti su social come LinkedIn che curano personalmente o che fanno curare a team interni o agenzie esterne di comunicazione e marketing. Sono profili seguiti da chi ambisce a lavorare nella tua azienda, ma anche dai cosiddetti candidati passivi che magari sono interessati più che altro a notizie di settore. Così come questi profili sono seguiti anche dai media che, con articoli e interviste, possono contribuire ad aumentare l’employer branding.

Allo stesso modo i vari responsabili di team, se raccontano il modo in cui lavorano e coordinano le persone, i successi raggiunti, ma anche gli sbagli che hanno fatto e come li hanno corretti, sono una finestra importante su come si lavora in un’azienda. Possono cioè rafforzare quanto viene detto sui social aziendali.

C’è poi il team marketing che cura tutte le attività di marketing e i canali dove l’impresa può raccontare chi è, cosa fa e soprattutto come lo fa: blog, brand magazine, social media e tanto altro ancora. 

Infine, come dicevamo prima, un ruolo importante ce l’hanno i dipendenti e tutto quello che raccontano in merito alla propria azienda.

Nel loro caso, si parla di Employee Advocacy, vale a dire, inconsapevolmente o consapevolmente, diventano degli ambasciatori del brand e questo incide tantissimo sull’employer branding. Anche perché in genere le persone si fidano di più di chi vedono simile a loro anziché delle pagine aziendali verso cui talvolta nutrono qualche sospetto.

Questo è il motivo, per esempio, per cui sui social riesce ad essere molto più popolare un post di un dipendente che condivide a sua volta il post aziendale o tagga l’azienda anziché il contenuto prodotto dall’azienda stessa. La quale, comunque, beneficia di questa azione in termini di visite e di attrattività.

I vantaggi dell’Employer Branding

Fin qui abbiamo dato spazio alla definizione di Employer Branding, ma quali sono i vantaggi di mettere in atto strategie di Employer Branding?

Eccoli: 

  • avere un maggior numero di candidature spontanee senza dover spendere troppo tempo in attività di Talent Acquisition. Cosa significa? Che le persone si candidano in maniera proattiva perché attratti dall’ambiente di lavoro piacevole;
  • riduzione del time to hire e del time to fill: è molto più probabile, se hai puntato sull’Employer Branding, che il candidato conosca l’azienda e impieghi meno tempo ad accettare un’offerta di lavoro;
  • aumentare la fidelizzazione: un’azienda dove è bello lavorare piace anche agli stessi dipendenti che ne apprezzano le caratteristiche legate al benessere, alla piacevolezza dell’ambiente, a un buon clima aziendale;
  • aumentare l’Employee Retention: connesso a quanto detto sopra, le persone che sono già dentro l’azienda, se sono consapevoli di lavorare in un posto che ha tutte le caratteristiche che promuove, difficilmente l’abbonderanno e questo riduce il turn over aziendale;
  • migliorare la Talent Attraction perché i candidati di talento sono molto attenti all’azienda per cui si candidano e di conseguenza valutano tantissimo la reputazione aziendale. Se punti sull’Employer Branding diventi anche per loro un posto dove ambire a lavorare. 

Comunicare il brand: consigli e strategie per promuovere l’Employer Branding

Fin qui tutto chiaro, ma come agire per promuovere l’Employer Branding? Ecco alcuni consigli e strategie per rendere la tua azienda attrattiva.

Realizza una strategia efficace

Per farlo devi analizzare a fondo quali sono i bisogni dell’azienda a breve e a lungo termine, tenendo conto degli obiettivi che si vuole raggiungere e delle competenze che sono necessarie per farlo. Possiamo dire che allineare la propria strategia di Employer Branding con le esigenze dell’organizzazione è fondamentale e anche possibile.

Bisogna cercare di individuare con dirigenti o manager quali sono gli obiettivi nei prossimi 3 anni, quali nuovi prodotti e servizi sono in cantiere e capire anche quali mancanze ci sono in termini di personale e skill che potrebbero impedire il raggiungimento di tutto questo.

Fatto ciò, è importante individuare i cosiddetti KPI, indicatori di performance, che fanno capire che si è sulla strada giusta e capire come questi vengano misurati.

Utilizza un processo decisionale basato sui dati 

Come puoi intuire, è possibile fare tutto questo se si attua un processo decisionale basato sui dati che sono fondamentali per l’Empolyer Branding.
I dati, che possono essere sia qualitativi che quantitativi, ti permettono di capire quali sono le tue personas di riferimento cui indirizzare la tua strategia, i canali per attuarla e anche capire quanto è stato fatto finora e quali risultati hanno dato le azioni messe in campo.

Per fare tutto questo possono dare un enorme contributo tutti i servizi di recruiting marketing come la suite HR completa che oggi riesce a offrire Inrecruiting. Scarica qui la presentazione!

Grazie ai vari servizi è possibile infatti analizzare il candidate journey e migliorare la candidate experience e capire, affidandosi ai dati, come le persone si sentono in quel percorso che, dal primo momento di “incontro” fino a che tutto si concretizza, le porta verso l’azienda. 

Attiva il blog aziendale e i social media

I talenti, l’abbiamo detto, sono attratti non sono dalla posizione vacante che può essere in linea con le proprie competenze ma anche dai valori di un’impresa.

E quale modo migliore per comunicare quello in cui credi e come lo attui di un blog aziendale? Sempre più aziende lo aprono all’interno del proprio sito, sia per avere più modi per farsi trovare su Google e attrarre candidati che per dire la propria opinione rispetto a determinati argomenti, raccontare le storie aziendali, dare spazio ai dipendenti. Tutte cose che non si possono fare solo tramite il sito aziendale.

In questo ovviamente contribuiscono anche i social come Instagram, LinkedIn e Facebook. Per tutti è necessario avere un piano editoriale che metta nero su bianco che tipo di contenuti si vogliono realizzare e quali obiettivi hanno. 

Grazie all’acquisizione di Digital GUT – principale player in Italia nell’erogazione di servizi di recruiting marketing – oggi Inrecruiting è in grado di affiancare alla propria tecnologia ATS, una consulenza completa di Employer Branding rivolta alle aziende e alle agenzie per il lavoro. Tra i vari servizi offerti: analisi strategica, content marketing (strategia editoriale, piani editoriali, advertising, content creation).

Evidenzia la possibilità di lavorare in smart working

employer branding e smart working

Che abbiamo dovuto farlo tutti a causa della pandemia è un dato di fatto, ma dallo smart working in azienda non si torna più indietro.
Se sei di questa opinione, se continui a dare la possibilità ai dipendenti di fare smart working e se soprattutto è una possibilità che offri anche alle nuove leve, comunicalo.
Ci sono persone che magari non sono disposte a trasferirsi e pertanto non valutano la tua azienda, ma se magari dai la possibilità di lavorare in smart working, con qualche incontro dal vivo ogni mese o ogni tre mesi, per esempio, rendilo evidente.

Lo smart working attrae talenti. 

Esempi di Employer Branding

Detto questo, concludiamo con qualche esempio di Employer Branding che può essere di ispirazione. 
Iniziamo con il citare Microsoft che ovviamente non ha bisogno di presentazioni.
Lo facciamo perché, in ottica di Employer Branding, ha creato un canale YouTube dal titolo Working at Microsoft in cui dà voce ai dipendenti e fa raccontare a loro stessi cosa significhi lavorare all’interno di Microsoft e qual è il percorso di crescita. In questo caso i dipendenti stanno facendo employee advocacy.
Ma Microsoft non si ferma qui: dà spazio ai dipendenti LGBT nel canale YouTube e sul sito con Pride at Microsoft: Who will you lift up?. Un chiaro modo di far capire da quale parte stia e come sostenga tutte le persone. 

Un altro esempio di Employer Branding è quello della sezione Lavora con noi di Prysmian: non è un semplice pagina attraverso cui candidarsi ma sono presenti storie, interviste, percorsi di crescita e tutto quello che può servire a un candidato per dire: “Sì, è qui che voglio lavorare”.

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