I 6 benefici della recruiting automation

I 6 benefici della recruiting automation

La recruiting automation non è altro che la possibilità di automatizzare alcune attività per migliorare diverse fasi del processo di recruiting. Scopriamo come attuarla e quali sono i vantaggi per i recruiter, i candidati e l’azienda stessa.

L’attività del recruiter ha un forte impatto sulla crescita aziendale ed è tutt’altro che semplice. In particolare, chi si occupa di recruiting sperimenta due principali preoccupazioni:

  • non riuscire a chiudere le selezioni in tempo
  • essere sostituito dalla macchina

Quante volte avete detto “Ho bisogno di risparmiare tempo”, “Ho bisogno di velocizzare il processo di recruiting”, “Questa selezione mi ha richiesto davvero troppe energie”? In quanto recruiter, vi sarà capitato spesso e questo sia che lavoriate da soli che in team, in una grande azienda o in una di piccole dimensioni.

Da più parti si sente poi parlare anche dell’intelligenza artificiale che sostituirà il recruiter: un timore che porta ad interrogarsi sul destino del proprio lavoro e sul quale molte analisi hanno provato a fare luce dimostrando che i ruoli potenzialmente interessati sarebbero quelli impegnati in attività sequenziali e ripetitive che, altrimenti, potrebbero essere svolte in modo molto più veloce.

La probabilità di non riuscire a chiudere le selezioni e di essere sostituiti da una macchina ha a che fare con la capacità del recruiter di gestire il proprio tempo. Da uno studio di CareerBuilder emerge che in media un recruiter impiega 8 ore lavorative alla settimana in attività a basso valore aggiunto. Se un recruiter vuole assumere un ruolo più strategico, deve sfruttare la tecnologia e automatizzare alcune attività. Questo permetterà di essere più scrupolosi ed efficaci migliorando notevolmente i processi.

Vediamo in questo articolo 6 motivi per cui usare la recruiting automation e come, in concreto, vi aiuterà a ottimizzare il vostro lavoro e a migliorare… la vostra vita. Quantomeno quella professionale.

SOMMARIO

1. Ridurre il tempo necessario per pubblicare gli annunci di lavoro

L’automazione accelera il job posting. Non solo aiuta a migliorare l’impatto dei testi in cui si descrive il lavoro proposto, ma anche a favorire il multiposting. Un software ATS come Inrecruiting consente di pubblicare l’offerta di lavoro con un solo click su tantissime Job Board, portali e siti del lavoro, senza perdere troppo tempo.

Com’è evidente, l’automazione ha numerosi vantaggi non solo nel migliorare il lavoro dei recruiter e ridurre considerevolmente i tempi da dedicare ad attività noiose e ripetitive, ma può incidere, allargando il raggio, sulla talent attraction di un’azienda, sull’employer branding e sulla sua reputazione. Aspetti non banali in un mercato del lavoro come quello odierno che si muove tra Great Resignation, riscoperta del purpose personale e volontà di un rapporto bidirezionale tra azienda e lavoratori. Chi cerca lavoro, oggi, come sappiamo, valuta diversi aspetti che non riguardano solo lo stipendio e la vicinanza rispetto a dove vive, ma il fatto di entrare a far parte di un contesto di cui sentirsi orgoglioso.

2. Velocizzare lo screening dei CV

La recruiting automation aiuta a velocizzare una delle fasi più noiose del lavoro come lo screening dei CV dei candidati. Sapevate che ogni recruiter in media impiega 23 ore, ossia quasi una giornata intera, per ogni singola assunzione? E a questo si aggiunge il fatto che quasi l’88% dei CV è tutt’altro che in linea con quanto ricercato.

L’automazione può dare sicuramente una grossa mano, grazie agli Applicant Tracking System (ATS), per accelerare questa fase del processo. Nel caso di Inrecruiting, per esempio, i form di candidatura personalizzati consentono ai recruiter di introdurre campi specifici che saranno utili per semplificare lo screening dei CV. Inoltre, si dispone di un sistema di ricerca booleana che rende più veloce ed efficace la ricerca diretta dei candidati nel DB, e di un motore semantico. Con una tecnologia di intelligenza artificiale come Inda, è possibile individuare non solo keyword precise nei CV dei candidati ma anche loro sinonimi, aumentando così l’accuratezza della ricerca.

L’automazione può aiutare ad accelerare l’analisi delle candidature anche attraverso sistemi di scoring e ranking automatico dei CV, così come attraverso un sistema di AI in grado di suggerire candidati simili a quelli ottenuti come risultato della ricerca effettuata.

3. Organizzare e pianificare al meglio i colloqui

Non sarebbe bello se aveste a vostra disposizione un assistente personale che si occupasse di avvisare i candidati dello spostamento del colloquio, del cambio di sede o che inviasse al posto vostro quel questionario necessario per procedere con l’iter?
Quelle accennate sono solo alcune delle attività che riguardano gli HR e il loro rapporto con i candidati, tutte cose che, grazie alla recruiting automation, possono diventare più celeri e soprattutto meno impegnative. Con un software di recruiting si può pianificare il colloquio di lavoro, sincronizzare i calendari personali e lavorativi, condividere l’agenda con i propri colleghi per semplificare l’organizzazione degli appuntamenti in modo tale che rispettino le disponibilità dei colleghi e HR Manager, inviare promemoria, modificare l’orario e tanto altro ancora. E il tutto con una manciata di click.

Inoltre, con un sistema di scheduler automatico come quello di Inrecruiting, è possibile demandare al candidato la scelta della data in cui preferisce effettuare il colloquio (anche pianificato su Teams o Meet), a tutto vantaggio della candidate experience.

4. Avere maggiore cura dei candidati e della candidate experience

Una candidate experience positiva non è solo soddisfacente per recruiter e candidati, ma aiuta a riempire il posto vacante in azienda, aumentando le probabilità di buona riuscita della selezione fino al 40%. Senza dimenticare, poi, che prima di inviare la propria candidatura, una persona si informa sull’azienda, ne percepisce la sua cultura, comincia a interessarsene, pertanto sia per gli HR che per chi lavora nel marketing e nella comunicazione, si tratta di test importanti. 

Affinché sia così, ovviamente, la persona deve sentirsi a suo agio in tutto il candidate journey: un’esperienza non soddisfacente potrebbe, infatti, dissuaderla dal candidarsi per le posizioni aperte e in linea con la sua preparazione o allontanarla del tutto dall’azienda (anche come cliente).

Un colloquio mal gestito o una comunicazione troppo impersonale rischiano, inoltre, di innescare un processo a catena. Perché? Perché il 55% delle persone che legge una recensione negativa in merito a un’azienda, decide di non candidarsi (fonte: Future of recruiting).
Tutto questo non è affatto da trascurare e l’automazione può venire incontro ai recruiter tramite sistemi che permettano di tenere sotto controllo ogni interazione, inviando feedback automatici per esempio e non facendo sentire la persona trascurata e tanto altro ancora.

Si possono automatizzare comunicazioni di diverso tipo: la conferma della registrazione ad un annuncio, la ricezione di un CV, l’avanzamento nelle varie fasi del processo…ma bisogna anche personalizzare questi messaggi.

Una comunicazione tempestiva oltre che basata su un tono di voce accogliente fa capire a chi è dall’altra parte che c’è la più totale attenzione nei suoi confronti, che il candidato non è soltanto un numero e che si rispetta il suo tempo e l’interesse dimostrato nei confronti dell’azienda.

5. Ridurre i bias cognitivi

Fare delle valutazioni del tutto oggettive non è sempre facile, ammettiamolo. Questo perché, anche inconsapevolmente, ognuno di noi ha dei bias, magari legati alla sua storia personale, ai propri vissuti e così via. Grazie all’automazione è possibile ridurli. Un modo è per esempio quello del blind recruiting.

L’utilizzo di un sistema di intelligenza artificiale come Inda aiuta inoltre ad anonimizzare i CV, a nascondere i dati sensibili e a far sì che la selezione avvenga sulla base delle reali competenze e qualità del candidato e non sui suoi dati demografici, il genere di appartenenza, la provenienza o altro. 

6. Monitorare i principali KPI

L’obiettivo di ogni recruiter dovrebbe essere di quello di impiegare il 20% del suo tempo nella raccolta dei dati e l’80% nella loro interpretazione e analisi per prendere decisioni ponderate. La realtà, specie quando non si è supportati da un sistema automatizzato, è un po’ più complessa e si rischia esattamente il contrario!

Un ATS attrezzato per analizzare le principali metriche di recruiting aiuta i selezionatori ad avere una maggiore consapevolezza dell’efficacia delle proprie strategie. Inrecruiting, ad esempio, fornisce un sistema di tracciamento di processi e KPI come time to hire, time to fill, canali di provenienza dei candidati, ecc.

L’automazione, con tutto quello che abbiamo appena detto, permette di velocizzare le varie fasi e di farlo in modo efficiente ed efficace. Scopri come farlo con Inrecruiting.