HR Trend 2023: 7 tendenze da tenere d’occhio

HR Trend 2023: 7 tendenze da tenere d’occhio

Cosa succederà in questo 2023? Quanti dei cambiamenti che abbiamo vissuto nel 2022 ci porteremo dietro e quali saranno le nuove tendenze? Tra le tante, ne abbiamo selezione 7 che, secondo noi, gli HR dovrebbero tenere in considerazione.

SOMMARIO

Quali saranno gli HR Trend 2023? Chi si occupa di Risorse Umane e di recruiting, a quali tendenze deve prestare attenzione?
Come ogni anno, anche in questo si fanno previsioni su quello che potrà contrassegnare il mondo del lavoro e della selezione del personale.

Ma il 2023 è un anno diverso dal solito o almeno così si preannuncia. Perché? Perché molte delle restrizioni date dalla pandemia sono state tolte, si è tornati a partecipare agli eventi dal vivo e molte aziende hanno richiesto una presenza più massiccia delle persone in ufficio. C’è anche chi si è votato completamente al remote working così come chi ha optato per il lavoro ibrido.
Nel 2022 si è parlato di Great Resignation, ancora di più di diversity & inclusion e tante tematiche che conosciamo già. Ma quali saranno ancora protagoniste nel 2023?

Lavoro ibrido, smart working e remote working

lavoro ibrido

Il primo trend del 2023 (non in ordine di importanza) non poteva che riguardare il modo di lavorare. Non si può negare: prima del 2020 a parlare di smart working e a metterlo in atto, nonostante la legge sul lavoro agile fosse del 2017, erano davvero in pochi. 

La pandemia ha sparigliato le carte e ora lavorare in smart sembra quasi la norma (anche se la Commissione di Bilancio ha esteso la tutela al 31 marzo solo per i lavoratori fragili, lasciando fuori i genitori di under 14), ma gli HR avranno da affrontare ancora numerose sfide.

Tra queste ci potrà essere il “proximity bias” che, secondo l’Harvard Business Review, è quella distorsione mentale per cui manager e responsabili di team tendono a trattare in modo più favorevole le persone che riescono a vedere ogni giorno appunto perché… le vedono. Mentre chi lavora da remoto o in modalità smart non è molto “controllabile”, anche se come sappiamo non è così.
Anzi, stando a quello che asserisce Suresh Kumar, CTO di Walmart, multinazionale statunitense, e ripreso da Forbes:

Con il lavoro da remoto non solo abbiamo affrontato la situazione, ma siamo addirittura migliorati. Siamo più concentrati sulle cose che hanno un impatto maggiore per i nostri clienti, i nostri collaboratori e l’azienda. Prendiamo decisioni e agiamo più rapidamente.

Nonostante questo, il proximity bias è qualcosa cui gli HR devono prestare grande attenzione proprio per evitare che chi lavora fuori ufficio si senta trascurato e perda occasioni preziose. Ecco perché una volta che si sono definite le modalità di lavoro ibrido, magari decidendo dei giorni “fissi” in ufficio e da remoto, bisogna prevedere che entrambe siano valutate al meglio con sistemi di performance ad hoc. Inoltre è necessario definire percorsi di carriera che siano chiari e trasparenti. E soprattutto non prevedano “differenze” tra chi lavora da remoto e chi in sede.

Le persone tornano in ufficio per le proprie “amicizie”

Non dimentichiamo un aspetto sottolineato dal World Economics Forum: molte persone tornano in ufficio perché hanno degli amici sul luogo di lavoro

Il che, ovviamente, aiuta a creare un ambiente di lavoro coeso ed amalgamato che è per gli HR un grande punto di forza. Ma non è una tematica solo di chi si occupa di Risorse Umane: gli stessi manager dovrebbero progettare il lavoro di squadra tenendo conto di questo aspetto. 

Cosa significa in soldoni? Che il design dei luoghi di lavoro nel 2023 sarà ancora più cruciale: sempre meno stanze chiuse e in cui le persone lavorano isolate, ma spazi sempre più open e luoghi in cui i lavoratori possano fare una pausa caffè in tranquillità, chiacchierare in relax, scambiarsi idee e avere il piacere di incontrarsi. Il che renderà l’ufficio un luogo nel quale c’è voglia di andare (o tornare, dipende dai punti di vista) perché si trova quello che non c’è da remoto: la possibilità di socializzare, scambiarsi opinioni, sentirsi meno soli.

Su questo aspetto gli HR dovranno insistere particolarmente, facendolo diventare un elemento di attrattività per nuovi talenti ma anche un modo per provare a trattenere le persone che vogliono guardarsi altrove.

Un workplace piacevole e che favorisce l’incontro tra persone che hanno ruoli diversi dovrebbe poi diventare un asse portante della cultura aziendale.

Se tutto questo sarà ben comunicato e valorizzato potrà, infatti, essere un modo per gestire le persone al meglio: anche chi ha poca voglia di andare in ufficio, una volta che l’avrà fatto, si accorgerà che ne vale la pena. 

Puntare su compensi e benefit competitivi

I recruiter, in questo 2023, dovranno essere più proattivi il che, secondo Forbes, si tradurrà nell’offrire benefit e pacchetti retributivi sempre più interessanti in modo da rendere l’azienda più competitiva e attrattiva.

Il Decreto Aiuti quater, come sappiamo, ha innalzato la soglia esentasse dei fringe benefit a 3000 euro per tutto il 2022. Anche se al momento tale direzione non è stata mantenuta (si è tornati alla soglia esentasse di 258,23), lato HR è importante garantire alle persone una soddisfazione completa che passa dallo stipendio sicuramente, ma deve tenere in considerazione anche dei benefit che possano aiutare nella vita di ogni giorno: pacchetti salute e benessere, istruzione per i figli e altro ancora. 

Settimana di 4 giorni e maggiore flessibilità

Di recente si è parlato della novità che ha coinvolto Intesa Sanpaolo che ha portato la settimana lavorativa da 5 a 4 giorni (allungando però la giornata a 9 ore) e ha previsto il lavoro flessibile fino a 120 giorni all’anno. Ma non solo una delle più grandi banche italiane, anche altre aziende hanno cominciato a valutare questa possibilità, anche se al momento sono davvero poche.
Forse la decisione di Intesa Sanpaolo darà la spinta affinché in Italia si sperimenti quanto è successo, per esempio, nel Regno Unito dove molte aziende hanno provato la 4 days week, ma quello su cui bisogna fare una profonda riflessione è che le 40 ore settimanali sono un concetto che poco si adatta al cambio culturale che stiamo tutti, chi più chi meno, vivendo.

Ecco perché bisogna avallare e supportare, ove possibile, il lavoro flessibile e garantire quel forte desiderio di autonomia che sta investendo sempre più i lavoratori. E devono farlo sia i manager che devono ragionare per obiettivi realmente raggiungibili agevolando il lavoro grazie agli strumenti in cloud, ma anche chi si occupa di Risorse Umane che deve prevedere iniziative per garantire quella flessibilità richiesta dagli stessi lavoratori e lavoratrici.

Creare ambienti “diversificati” e inclusivi

Si parlerà anche nel 2023 sempre più di DEIB, vale a dire Diversity, Equity, Inclusion e Belonging, (Diversità, Equità, Inclusione e Appartenenza), tutte parole che indicano come sempre più importante sia creare degli ambienti che siano diversificati e inclusivi. 

Alcuni dati mostrano che due persone su tre che cercano lavoro valutano essenzialmente aziende che hanno una forza lavoro “diversificata”. Deloitte afferma poi che l’inclusione è fondamentale per l’83% dei Millennial che cerca lavoro.

Ma non bisogna pensare solo alla Talent Acquisition. Prevedere ambienti in cui tutte le persone possano esprimersi è un valore per le aziende: è importante accogliere persone che provengono da nazioni con culture diverse, con orientamenti sessuali ed età differenti e ciò equivale a garantirsi uno sguardo aperto sul mondo.

Per chi si occupa di ricerca e selezione la sfida non è da poco, sia per le strategie di recruitment che per il fatto di doversi spogliare dei bias cognitivi che potrebbero portare a trascurare alcune persone e a valorizzarne altre in maniera magari eccessiva.

Scegliere il migliore software di recruiting

Proprio per evitare bias cognitivi e garantire una selezione del personale che sia più equa possibile, e visto che il mondo del recruiting sta molto cambiando, tra le tendenze HR del 2023 ci sono anche i recruiting software come l’ATS di Inrecruiting

Sicuramente l’uso dei software non è proprio una novità, ma averne uno che possa aiutare chi si occupa di HR con le attività più noiose, ripetitive o che richiedono tanto tempo, come lo screening dei candidati, è essenziale perché si possa puntare su tutto quello che abbiamo detto prima.

Chi si occupa di HR, nel 2023, si trasformerà sempre più in un “business partner”. La sua partecipazione attiva alle strategie, alla definizione degli obiettivi aziendali e alle modalità di lavoro, richiederà che possa usare strumenti digitali per migliorare e rendere più efficiente il processo di ricerca e selezione del personale in modo da dedicarsi anche ad altre attività oltre al recruiting stesso.

Ancora data analytics e Intelligenza Artificiale

Senza dimenticare poi che il recruiting sarà sempre più incentrato sui dati e che appunto i data analytics aiuteranno a prendere le decisioni migliori.
Capire quali sono le tempistiche di assunzione, quanto “performano” gli annunci di lavoro su alcuni canali, come procede la candidate experience è fondamentale per sapere quali sono davvero gli sforzi del team e quanto ogni azione incide sul business. 

Ogni analisi poi permetterà di portare avanti una strategia che possa essere man mano affinata. Chi lavora nel mondo HR potrà usare la raccolta di dati per capire le metriche chiave e, con il supporto dell’Intelligenza Artificiale, potrà prendere decisioni più consapevoli, ma non solo.

In ottica sempre di DEBI, l’AI può aiutare con il blind recruiting ad allontanare alcuni bias che si possono avere inconsapevolmente, oltre a gestire una mole non indifferente di dati. In più, per mezzo dell’Intelligenza Artificiale, si può migliorare la corrispondenza tra annunci di lavoro e candidati grazie a strumenti di analisi e di ricerca semantica e job matching. Così come gestire in modo fluido il rapporto con chi decide di inviare il proprio CV: un chatbot può fare molto in questo senso.

Ovviamente queste sono solo alcune delle funzionalità dell’Intelligenza Artificiale che resta un trend del 2023 insieme agli altri che abbiamo scelto e che secondo noi sono da tenere d’occhio.