12 motivi per cui essere un recruiter è fantastico

12 motivi per cui essere un recruiter è fantastico

Può capitare in ogni momento – e in particolare in estate quando si stacca forse davvero la spina – di ripensare al proprio lavoro, alle motivazioni che ci spingono a farlo, agli obiettivi che ci prefiggiamo e anche a tutto quello che comporta in termini di dispendio di energie, stress e ore dedicate. E questo può coinvolgere anche i recruiter che spesso, quando rispondono alla domanda “Che lavoro fai?”, si ritrovano di fronte interlocutori non così entusiasti come lo sarebbero di fronte ad altre professioni, oltre a rendersi conto che quello di recruiter non è tra i lavori che tutti vorrebbero fare.

C’è poi da aggiungere che l’80% delle persone che entra in questo settore fallisce nei primi 2 anni e, quando ciò succede, tende ad allontanarsene definitivamente. E questo perché essere un recruiter non è affatto facile.

C’è tanta frustrazione, le delusioni sono sempre dietro l’angolo, ci sono obiettivi da raggiungere costantemente e anche un pressing tutt’altro che lieve da parte del management dell’azienda. Inoltre, sembra di essere costantemente su un’altalena di emozioni: un minuto prima trovi il candidato ideale, un minuto dopo scopri che quello che avevi assunto il mese precedente non sta superando la fase di onboarding e devi iniziare tutto il processo di recruitment.

Va da sé che resilienza – ossia la capacità di saper reagire alle avversità – e automotivazione sono qualità che a nessun recruiter possono mancare. Al di là di questo, però, ci sono tanti motivi per cui questo è uno dei lavori più belli del mondo. Noi ne abbiamo trovati 12 che vi raccontiamo qui di seguito.

4 motivazioni di impatto aziendale… e non solo

Cambi la vita delle persone

No, non è un’esagerazione, nella vita delle persone contano sicuramente le relazioni, avere un bel posto in cui vivere e stare bene al lavoro. E in questo i recruiter giocano un ruolo fondamentale: dalle loro scelte, grazie alla passione e professionalità che ci mettono, dipende quanto un’azienda e un lavoratore possono darsi a vicenda un’occasione per conoscersi e costruire qualcosa insieme.

È vero che chi si occupa di Risorse Umane ha come primo obiettivo quello di trovare il candidato ideale per riempire un posto vacante, ma allo stesso tempo è compito del recruiter sapere individuare le abilità nascoste di un candidato, andare oltre quello che c’è scritto su un curriculum o sul profilo LinkedIn, farlo sentire a suo agio con le domande giuste e aiutarlo a proseguire nel processo di selezione. Inoltre, i selezionatori possono dare un notevole apporto anche a chi non è adatto a quella determinata posizione consigliandogli come valorizzarsi al meglio, come comportarsi in un colloquio e anche mostrando ai candidati “scartati” quali altri doti hanno.

Non è richiesto dall’azienda, ma è un punto a loro favore e conta tanto nella vita delle persone. In fondo, cosa c’è di più soddisfacente in questo lavoro di aiutare qualcuno a trovare l’impiego giusto?

È il numero 1 in termini di impatto aziendale

Qualsiasi azienda sa di dover assumere i migliori talenti per ottenere i migliori risultati. Se un recruiter assume qualcuno che diventa un dipendente fantastico, che apporta innovazione ed è sempre pronto a spendersi per l’azienda, è ovvio che il management gliene sarà estremamente grato.

Il candidato perfetto infatti non migliora solo la divisione o il team in cui lavora, ma è qualcuno di cui si avvantaggia tutta l’impresa, anche perché può portare dentro nuove competenze, sviluppare nuovi prodotti o più semplicemente contribuire a creare un clima più disteso e produttivo. Ecco perché il recruiter è fondamentale nel business, anche se di primo acchito non sembra sia così.

Il recuiter è il volto dell’azienda

Un altro aspetto tutt’altro che banale è che il recruiter rappresenta il vero volto dell’azienda. In molti casi, infatti, sarà l’unico contatto che i candidati avranno con l’impresa e su cui baseranno la loro opinione. Essere dunque un recruiter che si comporta bene con i candidati, che li rispetta, che magari risponde alle loro domande successivamente al colloquio, che dà un feedback su come è andato, vuol dire contribuire a rafforzare l’immagine del marchio, essere un vero brand ambassador.

Un ruolo importante per costruire un’ottima reputation aziendale e far sì che questa diventi il posto di lavoro ideale.

La gratitudine delle persone

Più riesci a riempire posti vacanti, più saranno i dipendenti che ti saranno grati per averli aiutati a svolgere il loro lavoro. Ti saranno grati anche i manager, i responsabili dei team e tutti i dipendenti che lavorano con loro. Lo scenario del recruitment è infatti win/win: tutti vincono, il recruiter che trova il candidato perfetto, coloro che lavorano con lui così come il candidato stesso.

Un aspetto tutt’altro che scontato e che invece fa la differenza. In più tutta questa gratitudine, va da sé, è uno dei motivi per cui questo lavoro può essere davvero splendido. Quanti altri lavori hanno una riconoscenza così a tutto tondo?

12 motivi per essere un recruiter

4 motivi “eccitanti”

La competizione

I motivi per cui fare il recruiter è una professione fantastica non si riducono solamente al business. Anche la competizione può essere particolarmente elettrizzante. Nei confronti di chi e che cosa? Sicuramente di altre agenzie di recruiting o di altre aziende per essere sicuro di “accaparrarti” il miglior talento. Specie se lavori in una piccola o media impresa e sai che non hai né le risorse né la “fama” di aziende blasonate come Google o IBM.

Ma la competizione è anche con te stesso: hai dei limiti costanti da superare per migliorare di volta in volta il processo di ricerca e selezione del personale e cercare di rispondere al meglio alle richieste che ti fa l’azienda.

Inoltre, sono tante le sfide che ogni giorno si pongono davanti al recruiter grazie alla globalizzazione, ma non solo.

In un mondo del lavoro che cambia di continuo, in cui entrano sempre più in gioco Intelligenza Artificiale, social media, big data, il recruiter sa che deve continuamente aggiornarsi per non restare indietro e che il suo lavoro non è mai uguale a quello dell’anno prima.

Interagire con il management

Allo stesso modo, i recruiter hanno l’opportunità continua e giornaliera di interagire con manager e dirigenti a tutti i livelli dell’organizzazione. Questo permette loro non solo di conoscere a fondo l’azienda per cui lavorano e di avere una consapevolezza che pochi hanno, ma anche di mostrare direttamente al management la qualità del proprio lavoro. Cosa che, ammettiamolo, non tutti i dipendenti hanno la possibilità di fare.

Task differenti

Cambiare continuamente compiti da assolvere è un altro motivo per cui fare il recruiter è tutt’altro che un lavoro noioso. La maggior parte dei recruiter in azienda, infatti, gestisce una grande varietà di opportunità di lavoro e questo comporta che debbano affrontare tutta una serie di incarichi e sfide man mano che appunto vengono fuori posizioni vacanti da “riempire”. Devono conoscere in modo approfondito di cosa si occupano le figure da selezionare, il team con cui si interfacceranno e questo fa sì che questa professione sia in continua evoluzione.

I tool di recruitment cambiano di continuo

In parte l’abbiamo accennato, ma qui merita un discorso a parte, il fatto che l’apprendimento è continuo grazie al fatto che gli stessi strumenti di recruiting cambiano di giorno in giorno. Un recruiter, pertanto, ha la possibilità di imparare e reimparare come usare vecchie e nuove tecnologie e nuovi modi di comunicare. Una sfida continua che ha anche a che fare con il fatto che se i migliori talenti usano approcci di comunicazione avanzata, tu non puoi essere certo da meno.

Altra cosa non trascurabile: per apprendere e sperimentare non devi tornare sui banchi di scuola; ma questo può accadere sia sul campo che grazie a Internet (webinar, seminari, long form, blog) e social media.

4 motivi legati alla carriera

Entrare in questo mondo non è così difficile

Per entrare nel mondo del recruitment non sono richiesti requisiti di laurea o certificazioni particolarmente stringenti. Sì, è vero, una laurea umanistica, un master in Risorse Umane sono sicuramente dei plus, ma è anche vero che molti recruiter vengono da settori completamente diversi e non per questo sono meno bravi nella loro professione. Contano invece le abilità, la capacità di aggiornarsi, il sapere ascoltare le persone, l’intuito, il saper fare matching tra quanto è richiesto e cosa offre il mercato e tanto altro ancora. Così come empatia e comprensione.

Buone opportunità retributive e lavorative

Come accade in qualsiasi professione, la retribuzione dipende dall’azienda, dal settore e anche dal luogo in cui si lavora, ma in generale la retribuzione per un recruiter aziendale di medio livello è di 35000 euro lordi all’anno, ossia 1830 euro netti al mese, 280 euro in più rispetto alla retribuzione media mensile in Italia. Partendo da un minimo di 21.200 euro lordi può arrivare anche a superare i 55.000 euro lordi di RAL.

Non solo: si tratta di una professionalità che continua e continuerà a essere richiesta. Sebbene c’è chi pensa che un software ATS come In-recruiting possa rubare lavoro al recruiter, quando invece non fa altro che aiutarlo, c’è da dire che tale figura è richiesta in tutti i settori e quasi in tutte le tipologie di aziende. E come abbiamo detto ha un notevole impatto sul business dell’azienda.

Diventare senior richiede meno tempo di altre professioni

Anche se il mondo del recruiting è entusiasmante, c’è da dire che molti HR magari preferiscono “buttarsi” sulla formazione o nello sviluppo dell’organizzazione (teorie, processi e attività per migliorare la singola organizzazione). Ciò significa che diventare senior in questo mondo, per chi ci resta senza andarsene, richiede meno tempo di altre professioni.

Buoni benefit e i migliori strumenti

Se lavori per una funzione di recruitment di successo, avrai invariabilmente le attrezzature più recenti (per esempio smartphone, tablet, ecc.) nonché un conto spese per caffè e pranzi. Se inoltre ti viene assegnato il recruitment in conferenze professionali o in campus universitari, saranno anche notevoli le opportunità di viaggio nonché di conoscere gente. Tutti benefit che ammettiamolo, rendono questo lavoro davvero entusiasmante.

Infine un piccolo consiglio per chi recruiter ancora non è e vorrebbe saperne di più: ti basta partecipare a un career day o un’altra giornata dedicata alla selezione del personale per vedere come in generale i recruiter sono tra le persone più affabili, coinvolgenti e innovative che tu possa incontrare. Gente che ama molto il suo lavoro e che ha piacere a condividere quello che fa.

Un motivo in più per considerare questa professione tra i lavori più interessanti che ci siano.