Meme e recruiting: l’ironia come strumento di attrazione per i potenziali candidati

Meme e recruiting: l’ironia come strumento di attrazione per i potenziali candidati

“Quando si tratta di lavoro, mi raccomando serietà!”. Certo, è vero che nei contesti lavorativi si richiede un approccio professionale, ma talvolta in alcuni aspetti, una certa dose ironica può giocare a nostro favore. Anche nel recruiting.

Un caso potrebbe essere quello del social recruiting nel contesto più ampio del recruitment marketing, ossia l’uso di tecniche tipiche del settore marketing con l’obiettivo di attrarre e coinvolgere potenziali candidati.

SOMMARIO

La sfida dell’attenzione (dei candidati)

Come sottolineato spesso dal prof. Luciano Floridi, oggi viviamo nell’era dell’onlife, in una dimensione dove reale e virtuale diventano un tutt’uno, siamo sempre con lo smartphone a portata di mano e ne facciamo uso per gran parte della giornata. Riceviamo costantemente messaggi e notifiche che a lungo termine hanno avuto impatto sul nostro livello di attenzione, poiché tendiamo a distrarci facilmente. È come se avessimo sviluppato una sorta di banner blindness che ci impedisce di leggere qualsiasi tipo di messaggio composto solo da caratteri testuali.

E questo è ancora più vero all’interno dei social network, dove i candidati sono continuamente bombardati da stimoli e attrarre la loro attenzione diventa una sfida.

Il peggiore post di social recruiting

“Come condividere un’offerta di lavoro su LinkedIn?”, si chiede ogni giorno un recruiter.

Purtroppo, spesso di sceglie la soluzione più semplice e meno creativa, orientandosi verso testi di post come “I’m hiring”, “La nostra aziende cerca te”, “Stiamo crescendo” e simili.

Perché non funzionano queste tipologie di post? Per 2 motivi principali:

  1. Sanno di già visto, e quindi non fermano lo scroll infinito comune nei social
  2. Non rispondono alla domanda: “Perchè dovrebbe interessarmi”?

I meme nel recruiting

Chi si occupa di recruiting deve perciò esplorare nuove possibilità in grado di saper coinvolgere le generazioni di domani che non necessariamente utilizzano le stesse piattaforme social o gli stessi canali di comunicazione a cui siamo stati abituati. Di conseguenza anche lo stile comunicativo deve essere ritarato.

Un esempio concreto per far fronte alla problematica sopra illustrata potrebbe essere l’utilizzo dei meme come parte di una strategia di social recruiting.

Lo sfondo satirico di questo tipo di comunicazione prevalentemente costituita da didascalia potrebbe catturare maggiormente l’attenzione rispetto a un contenuto standard su cui magari abbiamo investito molto più tempo.

Perchè i meme funzionano?

Innanzitutto, perché sono veri. Sottolineano degli elementi della realtà in modo ironico, ma sempre legandosi al reale. Di conseguenza chi li vede, dopo aver sorriso, pensa tra sé e sé “E’ vero!”

Grazie alla vena divertente, risulta utile anche per sdrammatizzare quegli aspetti che in realtà potrebbero farci arrabbiare perché tipici di una determinata circostanza. Quindi permettono di veicolare messaggi altrimenti comunicabili con estrema difficoltà.

Esempi di meme nel recruiting

Vediamone alcuni:

Quando un candidato ti manda una mail tre giorni dopo aver accettato l’offerta

Cosa ci colpisce: questo meme racconta il vissuto del consulente di Ricerca e Selezione. In un mercato del lavoro dinamico come il nostro, un candidato che ti chiama 3 giorni dopo aver accettato la posizione può significare una cosa: potrebbe averne accettata un’altra. E questo per il recruiter potrebbe significare lavoro fatto a vuoto e fee del cliente da restituire. Abbastanza per sudare freddo.

Quando i candidati non rispondono…

Cosa ci colpisce: capita sempre più spesso che un candidato faccia ghosting ad un recruiter. Chi si occupa di vendita sa che chi sollecita porta poi il risultato a casa, e questo vale anche per un recruiter. Questo meme è un modo leggero per dire “rispondi”, senza far sentire sotto pressione il candidato.

Devo seguire i dati o il mio istinto?

Cosa ci colpisce: questa è una domanda che molti data analyst si saranno fatti e proprio per questo il meme funziona. Sottolinea un’esperienza vissuta realmente dal candidato e per questo motivo attira la sua attenzione.

Fino alla fine

Cosa ci colpisce: la persistenza è una delle caratteristiche fondamentali di un recruiter di successo. E quando i processi di selezione sono lunghi e difficili, anche i candidati migliori possono perdere la motivazione. E qui entra in gioco il recruiter, che deve sostenere costantemente il candidato e l’azienda cliente per far sì che il processo continui spedito – anche quando ci sono 6 colloqui di selezione!

Quando nessuno capisce cosa fai

Cosa ci colpisce: quante volte ad uno sviluppatore è stato chiesto di aggiustare un computer, e quanto questa richiesta è stata fonte di frustrazione?

Questa realtà, unita all’immagine simpatica del bambino (immagine potentissima, seconda solo ai gattini) è efficace nell’attirare l’attenzione di un developer su LinkedIn.

Conclusione

L’ironia diventa quindi lo strumento per trasformare un punto di eventuale debolezza in forza, capace di coinvolgere.

Nel nuovo mondo del lavoro che corre a velocità sostenuta, un recruiter dovrebbe approcciarvisi con lo spirito del Pioniere, spinto dal coraggio e dalla curiosità di avventurarsi alla scoperta del nuovo. È necessario quindi, avere sempre una vision di ampio raggio per provare ad anticipare il cambiamento e viverlo così da protagonisti, adottando strategie professionali anche “fuori dal comune” come lo è quello del meme.

Il pericolo più grande nei momenti di turbolenza non è la turbolenza in sé, ma è affrontarla con le logiche del passatoPeter Drucker

Valerio Lalli

Community Manager in ELIS. Mi definisco un “brand enthusiast”, da sempre interessato alle attività di Employer Branding e sviluppo della cultura organizzativa all’interno delle aziende. 
Spirito di squadra e senso di appartenenza ritengo essere gli elementi fondamentali per poter dire davvero di essere parte di un’organizzazione.